Dracula
Alberto Breccia
Disegnate (anzi, sarebbe più corretto dire: dipinte) durante gli anni bui della dittatura argentina, le storie che compongono la serie di Dracula, sono una delle più importanti opere a colori di Alberto Breccia e al tempo stesso una testimonianza provocatoria di una delle pagine più nere della storia del suo paese. Apparse a suo tempo su Comic Art e del tutto inedite in volume, le storie sono affiancate da una quantità enorme di disegni preparatori, che da soli sembrano una versione parallela e in qualche modo del tutto differente, della stessa opera. Brani per la promozione tratti dalla postfazione di Daniele Brolli all’edizione italiana, francese e spagnola: «Alberto Breccia ha realizzato il suo Dracula durante uno dei periodi più cupi della repressione argentina, quando il regime militare era al suo crepuscolo e quindi più feroce e disperato. In quello stesso periodo, nel 1982, stava disegnando anche due saghe scritte da Carlos Trillo: Buscavidas e El viajero de gris. Una trilogia quindi in cui il potere era rappresentato come un’entità malsana e corrotta che, prima ancora di ucciderlo, vuole privare l’uomo di ogni suo bene intellettuale, della sua identità, della libertà… delle forze che gli danno ragioni per vivere…» «Ma l’intuizione epocale di Breccia riguarda la macelleria di stato. Il vecchio vampiro mette alla berlina il regime ma riveste sia il ruolo del carnefice (ridicolo) che quello della spaesata vittima di un mondo che si trasforma troppo velocemente per lui che proviene da un’epoca di reminescenze feudali. Spesso si dimentica che il male originario dell’Argentina è aver dato, in cambio di oro, asilo ai gerarchi in fuga del regime nazista. E quella colpa ha gettato i suoi semi. Il latifondismo becero e invecchiato, basato sul puro sfruttamento della mano d’opera, che godeva del privilegio ereditario della ricchezza e che portava avanti il proprio ruolo con l’indolenza, contrasse, in modo analogo a quanto era accaduto alle popolazioni native con i conquistadores, un micidiale virus importato dall’Europa. È così che gran parte della popolazione finì per soccombere, non riconoscendo l’avvento della nuova realtà: erano indifferentemente ricchi, borghesi, e soprattutto gran parte della classe lavoratrice… mentre parte degli esponenti delle classi più abbienti che avevano sposato la nuova causa per prevalere si erano alleate con i militari. Confiscavano, uccidevano, rubavano. Le giunte militari che si susseguirono reprimendo in nome della necessità di sradicare il comunismo dalla società, gestendo e nascondendo ricchezze, divenirono intermediarie di una nuova realtà. Nell’episodio «Non sono più una leggenda», il Dracula di Alberto Breccia descrive il passaggio di mano da un’entità feudale di tipo nobiliare che vive sul lavoro delle classi sottoposte con un sistema parassitario (il vampiro) a un carnefice che mantiene in vita il branco, solo perché considera la popolazione una mandria di animali al pascolo da macellare per i propri bisogni alimentari. È il ritratto di un popolo che, nella visione di Breccia, sembra non avere possibilità di sfuggire a lungo e inespugnabile tramonto della ragione.»
23,5×30 cm, cartonato
144 pagine a colori
28 euro, 978-88-88960-06-6